Può solo descriversi con l'aggettivo "emozionante" la celebrazione -liturgica e non- della Pasqua cristiano ortodossa, e probabilmente lo è ancor di più agli occhi di chi vi assista per la prima volta. Secondo il culto della Chiesa cristiana d'oriente, che non segue il calendario
gregoriano bensì quello giuliano, in uso nella chiesa universale fino al 1592, la Pasqua quest'anno si è celebrata l'8 di aprile.
L'ANPdI Roma, nel ricordo del Ten. inc. par. Alexandr Prochorenko, sacrificatosi da eroe a Palmira nella lotta al terrorismo fondamentalista , non poteva che esprimere e sottolineare la propria vicinanza umana e soprattutto cristiana, in questo giorno di profonda fede, speranza e resurrezione.
E scopriamo subito la prima tradizione, una forma di rito che riguarda l'augurio pasquale russo, il quale non prevede un classico "Buona Pasqua" (o meglio, se si manda una cartolina lo si scrive così ) ma quando ci si incontra nel giorno di Pasqua l'usanza è quella di dare gli auguri con l'espressione "Христос воскрес!" ovvero "Cristo è risorto!", alla quale viene risposto: "Воистину воскрес!", e cioè "È veramente risorto!". In questo saluto c'è una gioia che, per quanto tale scambio di frasi abbia qualcosa di rituale, vi è al medesimo tempo una grande spontaneità, dalla quale ben si comprende come la Pasqua ortodossa rappresenti la festa russa più importante (la resurrezione di Cristo è , in assoluto , l'evento centrale dell'anno di tutte le Chiese ortodosse) e credo anche di poter dire, è una festa davvero molto sentita dalle persone.
La Pasqua si trascorre con la famiglia e gli amici, ed i piatti tradizionali, tra i quali il dolce pasquale e le uova colorate, simbolo della fecondità e del rinnovamento coincidente con l'inizio della primavera, vengono premurosamente preparati in casa, per poi essere portati in chiesa e benedetti. L'uovo di cioccolato non è particolarmente in voga, ed i bambini vengono coinvolti nella colorazione delle uova per trasmettere loro i valori della tradizione, raccontando il senso di questa grande festa.
Usanze belle, che conoscevamo bene anche noi ma che, seppur per taluni sopravvivano, hanno perso la loro larga diffusione di una volta. E ciò che non si rinnova di continuo, tradizioni incluse, è tristemente destinato a morire.
Nella chiesa di Santa Caterina, che sorge sul confine settentrionale della splendida Villa Abamelek, a brevissima distanza dalla cupola michelangiolesca di San Pietro, la cerimonia ortodossa è praticamente interamente cantata ed ha tutto il sapore liturgico di un rito molto antico, di particolare fasto e solennità, con grande uso di candele ed incenso.
Negli spazi antistanti la chiesa vi sono decine di cesti, tutti ben stretti in un unico grande tavolo, con le coloratissime uova ed i piatti tradizionali che attendono la benedizione del sacerdote. Alla fine della celebrazione, in una Roma finalmente e pienamente primaverile, il prelato dà vita ad un'aspersione davvero abbondante con l'acqua benedetta mentre, tutt'intorno, i fedeli sorridenti richiamano su di sé la benedizione che il religioso, altrettanto gioiosamente, concede a volontà. Consuetudine poi vuole che alla solennità della cerimonia ortodossa segua un momento conviviale nei locali della chiesa stessa: ed anche questa appare come una tradizione decisamente significativa e bella.
Il mistero profondo della Pasqua, al di là del rito e del calendario con il quale la si celebri, rimane quello della generosità di un Uomo che sacrifica se stesso in un gesto, o meglio un'impresa, di assoluto e puro Amore per gli altri. Fatti che sappiamo avvenuti quasi due mila anni fa, e che si rinnovano da parte di chi, ancora oggi, dona la propria vita con una generosità assoluta, in un momento che possiede in sé un'elevazione, uno spirito, che ha del divino.
L'ANPdI di Roma ha sempre tributato il doveroso omaggio a Coloro che hanno saputo compiere atti che portavano il seme del trascendente ed in qualche modo dell'immortale. E' certo che continueremo sempre a farlo, tanto in una coinvolgente Pasqua ortodossa quanto in qualunque altra occasione possibile. Almeno finché un alito di forza sorreggerà il nostro volere.