Come più volte sottolineato l’ANPd’I, oltre ad accogliere al loro congedo soldati di élite, ha il privilegio di un contatto continuo con un’altra élite, quella dei giovani civili, studenti, artigiani, operai, che si avvicinano alla nostra associazione perché, nella gran maggioranza, indivi-duano e perciò ricercano in essa, riferimenti ideali direttamente correlati alla sua breve ma illuminante storia.
Il nostro sodalizio non può pensare di sottrarsi a tale impegno ma deve, al contrario, rispondere all’aspettativa di questi giovani, affrontare e contribuire alla messa a punto di problemi e argomenti di attualità che tocchino la sostanza del loro vissuto. Tra questi riteniamo che un tema di grande interesse possa essere rappresentato dal riesame dei concetti tradizionali di nazione e di nazionalismo, alla luce dell’apparente contrasto che sembra contrapporre i suddetti valori a quello, più recente, di Europa nazione.
Con il crollo del concetto di Impero universale, che alimentò l’immaginario dei popoli e indirizzò il concreto operare dei centri di potere durante il periodo medievale, a partire dal trecento, l’Europa vide affiorare un nuovo assetto dello stato basato sul concetto di nazione. Tale processo si realizzò in tempi diversi negli stati dell’attuale comunità: prima in Francia e Inghilterra, poi in Spagna, infine nei secoli XIX e XX, anche nell’Europa orientale e meridionale.
Lo Stato è un’entità politica e geopolitica; la nazione è un’entità culturale e/o etnica. Il termine Stato-nazione o Stato nazionale implica, quindi, la loro coincidenza, rendendola distinta da altri tipi di Stati che storicamente l'hanno preceduta. Il termine nazione implica pertanto, oltre che uno spazio fisico compreso in ben definiti confini, un’identità di popolo, di lingua e di cultura.
E’ su tale concetto di Nazione che si è disegnata la storia dell’Europa negli ultimi due secoli. Il sentimento nazionale, in questi duecento anni, ha raccolto le aspirazioni comunitarie e l’identità educativa di milioni di europei che hanno trasferito in esso il senso della propria appartenenza.
La nascita dell’industria, la rivoluzione francese e il liberalismo hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo del moderno assetto dello stato-nazione, inteso come organizzazione giuridica, sociale che, ponendo precisi limiti al potere e all'intervento dello stato, sancisce la supremazia dell’individuo, ne garantisce i diritti e ne promuove l'autonomia creativa.
La Nazione diviene lo strumento attraverso il quale lo Stato moderno individualista si afferma distruggendo le precedenti forme di aggregazione comunitaria e aprendo il campo ad una accelerazione storica senza precedenti.
Al giro di boa tra XIX e XX secolo processi di profonda trasformazione della società e l’insorgere di conflitti sociali determinarono una perdita di orientamento e di riferimenti a cui il Nazionalismo cercò di rispondere con la ricostituzione di una identità comunitaria che riconosceva quali elementi portanti una fondamentale unità di popolo e comune volontà di destino. Moderno ed antimoderno, democratico e totalitario, razionalistico e romantico, il nazionalismo si è dimostrato progressivamente adattabile alle trasformazioni dell’Eu-ropa moderna.
La fine della seconda guerra mondiale sancì, tra l’altro, la fine dell’Europa come soggetto politico autonomo. Spaccata in due, divisa nella sua geografia e nella sua coscienza, offesa e umiliata dagli accordi di Yalta l’Europa è stata congelata e il suo destino sottratto alla volontà dei popoli europei. Negli ultimi 50 anni si è prodotta una ulteriore radicale accelerazione nei mutamenti della società i cui effetti sono oggi sotto gli occhi di tutti nella loro evidente tragicità. La riduzione dei rapporti politici e giuridici alle regole del mercato, l’innalzamento della logica utilitaristica del profitto a regola delle relazioni sociali, l’abbattimento di quelle delimitazioni territoriali che definivano non solo i confini geografici ma anche la pluralità delle culture e del divenire storico delle comunità sono alcuni degli aspetti importanti della società contemporanea. Ciò che sta avvenendo è l’affermazione di un unico modello di sviluppo, di un solo sistema di valori, finalizzati ad annientare le differenze culturali e i patrimoni storici nazionali; in un simile contesto ideologico la pluralità dei popoli finisce per essere considerata un ostacolo alla realizzazione del “ villaggio globale”.
Tale processo sta formando l’uomo nuovo, cittadino del mondo, senza storia né identità nazionale, privo di vincoli comunitari e solida-rietà organiche. La perdita di senso e di memoria storica, lo sradicamento dell’individuo dal proprio passato, sono un pericolo reale, peraltro già intravisto da taluni tra cui, all’inizio del secolo, Ortega y Gasset a cui da più parti si fa riferimento.
Il recupero delle singole memorie storiche e delle proprie peculiari identità rappresenta l’unico mezzo per contrastare il processo di omologazione culturale in corso. Per noi Europei tale recupero non può non passare per la riscoperta e la affermazione delle identità nazionali, in virtù del ruolo avuto dalle singole Nazioni nello sviluppo culturale e politico del nostro continente. La nazione è la memoria storica, la coscienza di essere comunità, il vissuto quotidiano di ogni popolo. Ogni Nazione è il simbolo collettivo del passato del singolo popolo e del comune destino del popolo Europeo. La propria identità Nazionale deve essere affermata senza scadere a forme di nazionalismo aggressivo o Dannunziano che, seppure eroico e romantico, non può non essere considerato anacronistico. Bisogna trasformare la Nazione in Patria di cui amare e difendere l’identità, riconoscendo pari dignità e diritti alle identità altrui.
La Nazione, in tal modo, non è più il fine ultimo dell’agire politico ma lo strumento attraverso il quale ridefinire un nuovo sito di appartenenza: quello europeo. Muovendo dalle singole identità, va dunque costruito un Nazionalismo Europeo che individui e valorizzi le comuni radici, si arricchisca delle pluralità delle esperienze dei singoli popoli, costituendo una unità culturale e politica in cui ciascuno possa riconoscersi.
Chiudersi nei confini imposti dalla propria nazione, equivarrebbe a ignorare il divenire storico, non guardare al futuro, sfuggire alla sfida posta ai nostri popoli dalla modernità.
L’europeo