Lungo e faticoso è stato il cammino dei “nostri ragazzi” verso il sacrificio, irta di ostacoli creati dagli uomini e posti dalla natura la strada che ebbero a percorrere. Un sentiero ideale, però, che un giorno li condurrà tutti, meritatamente, sul grande viale della sola, vera, incontaminabile storia.
Quel giorno ognuno di noi recherà in mano un frammento di mosaico e contribuirà con quella tessera, collocata nel posto giusto accanto a tante altre, a comporre ed ultimare l’immagine ideale. Una luminosa icona che recherà effigiata la grande piazza in cui, di nuovo, si incontrerà quel pugno di eroi che ha combattuto l’estrema battaglia sul litoral laziale. Allora si ricostituiranno i ranghi di quella mai dispersa falange, le cui gloriose insegne continuano, da sempre, a garrire e temprare i nostri animi nel ricordo del grande martirio compiutosi 70 anni fa.
Furono sopraffatti da un nemico preponderante per numero e armamenti, ma non mancarono di stupire la parte avversa per l’intrepido coraggio e l’abnegazione mostrati in quelle tragiche giornate. Al fuoco dei grossi calibri dell’artiglieria navale non ebbero da opporre che i loro rifugi improvvisati nelle grotte e nelle buche scavate nel terreno e, successivamente, agli attacchi delle artiglierie e dei carri armati solo potettero ribattere, assieme al grido di battaglia “Nembo …. Folgore”, con il fuoco, quasi irridente, del loro armamento leggero e il lancio ravvicinato di bombe a mano. Un contrattacco disperato, con effetti talvolta impensabili contro corazze e cingoli che avrebbero voluto essere inarrestabili.
Sono trascorsi 14 lustri da quei giorni carichi di gloria e di morte ma anche di odio e congiure e, nel bene e nel male, molti sono i fatti occorsi.
Chi allora, tra quei ragazzi, pensò che nemici e pericoli avrebbero potuto raddoppiarsi non andò lontano dalla verità senza però immaginare quanti “nuovi“ nemici si sarebbero dovuti contare anche tra i camerati di allora. E così è stato, senza che nulla fosse stato fatto per propiziare questi eventi.
Talvolta codardia ma più spesso immorale opportunismo, abdicazione degli ideali hanno mosso le scelte di quegli empi traditori.
Federati in un mondo condiviso di fratelli: questo il sogno di un illuminante ideale a lungo perseguito mai realizzato e sul quale grava, ancora oggi, dominante e irrisolto un amaro interrogativo: era lecito ed è oggi lecito pensare di poter essere agnelli in un mondo di lupi? Al pensiero che, fra i 400 caduti di allora, almeno 200 persero la vita per mano “fraterna”, i nostri cuori non possono ancora oggi, non infiammarsi di ira, suggerire propositi di vendetta, far salire prepotente e drammatico il dubbio di non aver saputo contemperare in maniera adeguata odio e buon senso.
Ma ciò non è accaduto neanche tra gli involontari sopravvissuti, superstiti di quei terribili, atroci giorni, che ben avrebbero potuto e saputo come replicare ma che invece, per nobiltà d’animo e di sentimenti, e non certo per codardia, hanno rifiutato di prestar ascolto ai richiami del pur legittimo spirito di vendetta e di rappresaglia.
Ed è stato così che questi stessi uomini accompagnati, più spesso preceduti, da madri, mogli, sorelle, donne che avevano condiviso quei campi di battaglia e di morte, seguendo l’esempio offerto dalla romana pietas, hanno preferito la via dell’amore doveroso per i caduti in battaglia. Hanno pazientemente ricercato, recuperato e ricomposto le povere spoglie dei camerati caduti, le hanno qui raccolte per ricostituire, in una ideale, mirabile continuità storica e di pensiero, quella meravigliosa , mai disciolta, mai sconfitta legione di eroi.
Serena fu la loro offerta, e diversamente non poteva essere poiché in essi non albergava odio ma soltanto amor di Patria e senso dell’onore. Ma ciò non impedì ad altri di ferire il loro desiderio, annientare il loro sogno: quello di provocare un cambiamento. E la cieca furia di quegli empi non si placò neanche quando ebbero modo di vedere su quei volti imberbi, spento dal rigore della morte, il sorriso di speranza di una giovinezza negata.
La Storia, quella vera, quella con la S maiuscola, non accetta i vili e i traditori, rifiuta i Giuda che hanno ucciso il fratello colpendolo alle spalle. Per questi non c’è un posto nei cieli, non c’è la memoria dell’uomo, solo il cieco oblio ricopre i loro nomi perché da essi nessun insegnamento, nessun esempio possono essere tratti.
“Nel tuo giardino tramutato in sterpi or stai, senza più nome e senza volto, in te ravvolto e contro te rivolto come serpi“ .
Sul campo opposto, simili a eroi greci, ci sono i nostri ragazzi di ieri e ci siamo noi. Fieri del loro passato, determinati al riscatto e a proiettare lontano nel futuro il loro testimone.
“Per gradini di morte e di dolore, risalirai l’abisso senza fondo, dove avrai respirato il fiato immondo del disonore”.
Siamo con voi ragazzi del “Folgore“ e dopo di noi, siatene certi, altri verranno e prenderanno il nostro posto…e poi altri ancora.
Il tempo è giusto. L’avvenire esalta più che i trofei, le lacrime e le tombe, più di chi vince, chi soccombe a testa alta.
Folgore!!!