La manifestazione di sabato 23 novembre è davvero stata un intenso e sincero momento di fratellanza, di orgoglio e di affetto. I Paracadutisti d’Italia “racchiusi in quadrato fermissimo” hanno espresso al meglio quel loro anelito del cuore teso ad immedesimarsi ed a soffrire con l’altro, mostrando parte di quelle loro peculiari
caratteristiche, in particolare l’impegno, a cui con sacrificio hanno sempre uniformato la loro vita di Soldati e di cittadini.
E’ stata una bella, ed una vera, grande dimostrazione di empatia e partecipazione: sentimenti che sono parte fondante della formazione morale dell’uomo e del Paracadutista, risorse motivazionali formidabili, come lo furono per i nostri Padri, e che sono in grado di svincolarci dalla nostra materialistica corporeità così come dal nostro ego, per fonderci nella più profonda unione con gli altri.
Siamo stati e ci siamo davvero sentiti assieme a Salvatore e Massimiliano, che non per una ma per tante ragioni sono ingiustamente costretti alla lontananza dalla loro terra, dalle loro case, dai loro bambini, dai loro colleghi; strappati totalmente insomma alle radici ed agli affetti più importanti che un uomo possa avere. E ci siamo stretti, abbracciandoli, ai loro familiari che di questa situazione forse soffrono ancor più dei nostri due stessi Marò, e che sentono giustamente l’esigenza e la responsabilità di tenere alta l’attenzione sulla vicenda; famiglie che hanno bisogno che la loro voce trovi un sostegno giusto, anzi giustissimo, in quegli italiani che con Salvatore e Massimiliano condividono i valori racchiusi nello sventolare del Tricolore, così come nell’orgoglio e nel senso del dovere di chi indossa una Divisa; valori, bandiera, orgoglio e dovere sono parole semplici ma, ricordiamolo, sono soprattutto significati ampi, molto ampi, tanto da essere addirittura percepiti come illimitati.
Ci siamo infine stretti tra noi, abbiamo marciato compatti spalla a spalla, l’uno a fianco dell’altro, come sappiamo e soprattutto come ci piace fare. Ci siamo bagnati assieme ed abbiamo urlato, ancora una volta, la nostra italianità, guardati con rispetto, e permettetemi, anche con un po’ di ammirazione, dai cittadini, dai turisti ed anche dalle forze dell’ordine. Ho visto tanti volti fieri come forse non tutti i giorni possono e riescono ad essere, volti sconosciuti ma che stranamente riconoscevo perfettamente familiari sotto il loro Basco, sguardi pieni d’una sempre più rara dignità e di una sobria nobiltà, volti che vorrei davvero poter vedere ogni giorno.
E come non citare l’apprezzamento e la felicità di marciare con in testa l’inossidabile Leone Santo Pelliccia, che né gli inglesi, né gli anni e neppure il maltempo possono mai immaginare di fermare, e la forte Annarita, con il suo sguardo sempre luminoso e deciso, mamma del nostro David Tobini, che quindi era anche Lui lì con noi a marciare… Tutto questo per descrivere semplicemente che abbiamo vissuto anche un momento importante per noi, che a volte, come in ogni famiglia, perdiamo un po’ di vista l’importanza della coesione, della concretezza, dei valori che dobbiamo difendere in nome del nostro passato e parimenti in conto di un futuro, che veda l’eredità degli ideali che portiamo scolpiti nel cuore, sempre diffusa e sempre attuale.
Come ha detto il presidente Fantini salutandoci alla fine della manifestazione, e che forse alcuni, visto il numero di partecipanti, non sono riusciti a sentire, i Paracadutisti, ogni Paracadutista ha saputo rendere questo evento significativo grazie al proprio impegno. Ed insieme ad un grazie a tutti, l’augurio è proprio quello di fare tesoro di quest’esperienza così bella e marciare avanti, sempre più coesi, per Salvo e Max, per la Brigata Folgore, e per la nostra Italia intera.