FUNE DI VINCOLO

SI PRECISA CHE QUANTO ESPOSTO NEGLI ARTICOLI NON RAPPRESENTA, E NON PUÒ RAPPRESENTARE, NÈ LE POSIZIONI DELLA SEZIONE DI ROMA NÈ TANTOMENO QUELLE DELL'ASSOCIAZIONE, MA COSTITUISCONO MERAMENTE OPINIONI RIFERIBILI AL SOLO AUTORE.

Natale

Guerra: per taluni immagine di poveri camerati con la faccia livida nascosta nella terra gelata, di sofferenze oscure senza ornamenti, di fango, sabbia, neve, sbobba, di piedi straziati da marce, di cento miserie che circondano, come una nebbia viscosa e triste la vita di un soldato al fronte. Esperienza opprimente che ha preteso uno sforzo continuo del corpo, e dell’anima che ha dovuto districarsi da quelle brume per risplendere ancora. Esperienza che non deve essere passata nell’oblio perché ha rappresentato e deve continuare a rappresentare un’incomparabile lezione di pazienza, di mortificazione e di elevazione.

Non consentiamo, almeno a noi stessi, di barare con la prova o di soffocare la voce perché se quella lezione dovesse rivelarsi inutile, vi sarebbe una muraglia tra coloro che hanno avuto e hanno paura della prova e coloro che guardano bene in faccia i cimenti che ci consentono, giorno dopo giorno, di innalzarci.

E’ Natale e Gesù avrebbe potuto nascere nel povero rifugio di un soldato al fronte o in quello, altrettanto isolato, nel quale siamo spesso costretti a riparare per ritrovare noi stessi. Candore delle bestie del presepio che hanno fatto quanto potevano, candore del cuore dei pastori che non hanno dubitato un istante, che non hanno fatto calcoli e che hanno immediatamente portato tutto. Chi, ricordandosi di loro, non riprenderebbe coraggio? Non conta ciò che si dona, montoni o milioni, ma l’entusiasmo del cuore che anima il dono.
L’anima deve rimanere in alto fiera, incrollabile ma voci potenti, seppure soffocate gemono nel profondo, Non siamo uomini composti in modo diverso. Anche noi, se ascoltassimo le chiamate della vita esteriore, potremmo far scivolare tra le dita denaro guadagnato senza fatica. Vi sono momenti in cui bisogna frenare saldamente le proprie passioni per nutrire la propria anima e la propria fede a spese di desideri tanto umani da brillare davanti ai nostri occhi come un miraggio. Noi montiamo la guardia ai nostri parapetti ghiacciati con un filo di amarezza nel cuore ma tuttavia felici del sacrificio rinnovato ogni giorno, senza nemmeno sapere se saremo mai capiti.

Ed è anche la fine d’anno: il riepilogo di una serie di giorni che muoiono. Anno con i suoi segreti e le sue luci. I segreti che si nascondono dietro un sorriso ma che sanguinano spesso come piaghe mai richiuse. E poi le luci. Quelle viste dagli occhi degli uomini sono le meno belle come i gesti teatrali, anche quando si finge di assumere un’aria di modestia. E’ tanto difficile conservare un cuore realmente ingenuo e non essere troppo contenti di se stessi. E poi le altre luci di cui nessuno si avvede dal di fuori e che illuminano, come raggi X, la nostra anima. Allora si sa esattamente quanto si vale e non se ne è più tanto fieri. Si vede crudamente ognuna delle proprie debolezze e si trovano solo le cattive giustificazioni a certi errori, sempre gli stessi. Ma appunto perché si conosce assai bene la propria mediocrità, si provano gioie inebrianti quando le luci che scaturiscono dal calore dell’anima finiscono coll’illuminare un’opera che dimostra uno sforzo. Non è ancora gran cosa, ma dopo tante viltà segrete, la nascita di questo primo sorriso interiore potrebbe già essere considerato un progresso. Buon Natale.

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